Due ricerche, risultati zero
Lo scorso 6 febbraio si è svolto a Roma nella sede dell’ISTAT un convegno dal titolo“Gli strumenti di conoscenza e le sfide dell’informazione statistica per la strategia d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020”-Sono state esposte due ricerche una dell’ANCI (Associaz. Nazion. dei Comuni Ital) e l’altra dell’ISTAT. L’elemento più interessante della ricerca ANCI è costituito dal censimento dei “campi Nomadi” che sarebbero quasi 3000 in tutta Italia. Il dato suscita qualche perplessità perché se i rom (non i nomadi, che non esistono) che vivono nei campi – secondo stime correnti – ammonterebbero a circa 40.000 individui, ciò significherebbe una dimensione media di poco più di 10 persone a insediamento, quando invece esistono campi con oltre 1000 persone. La seconda ricerca, presentata dall’ISTAT, non ha presentato novità di rilievo essendosi prevalentemente soffermata sulle difficoltà di un censimento dei Rom. Difatti, se l’80% dei rom – secondo stime correnti – vivono in case, non sono censibili dal momento che in Italia è proibito chiedere in sede di rilevazione censuaria l’etnia o la religione di appartenenza. Pertanto, si possono conoscere i numeri dei residenti nei campi attrezzati dai comuni e di quelli domiciliati in insediamenti spontanei qualora vigili urbani o commissariati di polizia ne abbiano rilevato l’esistenza. Ma data la pertinace e massiccia esecuzione di sgomberi – peraltro in violazione di norme di diritto internazionale – quei dati risulterebbero connotati da irredimibile incertezza. Conoscere il numero dei rom costituirebbe una utile informazione per promuovere politiche di integrazione alla scala corretta. Ma, se consideriamo i rom abitanti in casa già integrati e quindi quello che si rileva sono i residenti in luoghi di segregazione razziale chiamati campi, è qui che, per un imperativo di civiltà, bisogna intervenire con iniziative e politiche adeguate. Si tratta di una questione di lotta alla povertà e lo si sapeva da anni, ma nulla è stato fatto. La stessa “Strategia Nazionale di inclusione di rom sinti e caminanti”, varata su pressione dell’Unione Europea nel 2012, è rimasta lettera morta. Quello che emerge in maniera netta è la sostanziale inerzia coperta da convegni, documenti, parole senza che si affrontino concretamente i problemi che sono largamente conosciuti e la cui soluzione non richiede grande sforzo, solo volontà politica. Che latita. (marco brazzoduro)