a Roma i Radicali bocciano le delibere
di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Due interrogazioni parlamentari, una al Parlamento italiano a firma di Giovanna Martelli e l’altra al Parlamento europeo, presentata da Barbara Spinelli che cita la analisi di Agenzia Radicale della delibera voluta da Laura Baldassarre . Al centro il nodo della rappresentanza Rom, quello che fa saltare i piani degli interessati, perché se da un lato è ovvio che non si può includere una minoranza senza un coinvolgimento diretto, “a sua insaputa” manco fosse una polizza vita di Virginia Raggi, dall’altro è vero che se le istituzioni s’incaricassero di costruire una partecipazione della società civile Rom nella implementazione della Strategia e nel rispetto degli schemi di governance non sarebbero più le associazioni a farsi portavoce delle esigenze dei residenti nei campi.
Nel mirino la Capitale, che dopo lo scandalo internazionale non ne ha voluto sapere, fin dai tempi del sindaco Marino, di rispettare gli impegni che il nostro paese ha firmato e per l’adempimento dei quali l’UE ha stanziato ingenti finanziamenti, mai utilizzati per via delle procedure di trasparenza e collegialità che comportano: si preferisce continuare a spremere le già esangui casse comunali per politiche la cui inefficacia è sotto gli occhi di tutti. Nel frattempo, Radicali Roma e Associazione 21 Luglio tentano il rilancio della delibera “Accogliamoci”, firmata da poche migliaia di cittadini romani dopo una campagna pubblicitaria il cui mix di stucchevolezza e slogan avrebbe mandato in depressione anche il pulcino Calimero.
Il progetto si dice in attuazione della Strategia nazionale d’inclusione, stravolgendola completamente: prevede infatti la realizzazione di un ufficio di scopo dipendente unicamente dal sindaco, estraneo all’assessorato, gestito da un non meglio identificato “delegato” per un ancor meno identificato “superamento dei campi” tramite (ovviamente) la riconversione dei fondi comunali. Niente soldi UE, dunque, né coinvolgimento della minoranza: solo persone incaricate di gestire l’inclusione sociale degli altri, in uno stile tutto “jet-set internazionale” che unisce le fantasie commissariali da centrodestra alla solidarietà di facciata del centrosinistra.
Ma se il “Tavolo consultivo” ipotizzato da Baldassarre causerebbe pesanti critiche verso l’amministrazione e sta già sollevando interrogativi in sede europea, l’approvazione della infausta delibera trasformerebbe il rischio di una procedura d’infrazione in un’assoluta certezza.
Il motivo per cui la rappresentanza Rom, come sottolineato da Martelli, “è chiamata ad essere componente istituzionale” è tanto ovvio che perfino il parafiliaco medio della gabbia di Follonica può capirlo, posto che anche l’ANAC ha evidenziato la necessità di attuare procedure che esprimano collegialità ai fini della trasparenza.
La comunicazione 173/2011 UE, in attuazione della quale è stata ratificata la Strategia italiana, cita una ricerca della Banca mondiale secondo cui l’integrazione dei Rom non solo apporterà vantaggi sociali, ma produrrà anche benefici economici sia per le popolazioni Rom, sia per le comunità di cui fanno parte… la piena integrazione dei Rom nel mercato del lavoro produrrebbe benefici economici stimati, per alcuni paesi, a circa 0,5 miliardi di euro annui. Una maggiore partecipazione dei Rom al mercato del lavoro migliorerebbe la produttività economica, ridurrebbe la spesa pubblica per l’assistenza sociale e aumenterebbe le entrate provenienti dalle imposte sul reddito. Secondo il medesimo studio della Banca mondiale, i benefici fiscali dell’integrazione dei Rom nel mercato del lavoro sono stimati a circa 175 milioni di euro annui per paese.
La situazione in Italia è particolare perché i vantaggi economici di cui parla l’UE, a cominciare dalla riduzione della spesa pubblica, sono tutti da detrarre a svantaggio degli enti che attualmente godono del modello assistenziale. Non ci vuol molto a capire che per ogni Rom che lavora ed esce dal campo non perché qualcuno l’ha miracolato, ma perché ha iniziato a contribuire all’economia del paese, c’è un professionista della solidarietà che se ne va a casa. Ed è chiaro che senza un coinvolgimento diretto della minoranza è impossibile ottenere dei risultati concreti in termini d’inclusione sociale.
Nello stesso anno in cui l’UE approvava la comunicazione, l’attrice e attivista Rom Dijana Pavlovic parlava di “generazioni Rom rovinate dall’assistenzialismo” su Diritto di critica, che le domandava quali fossero i maggiori problemi per la minoranza: “Sicuramente l’assenza di autorappresentanza – spiegava – non ci sono Rom che possono dialogare con le istituzioni, le amministrazioni continuano a delegare la questione Rom al terzo settore”.
E per vedere qual è, la questione Rom, basta leggere il progetto Accogliamoci, in cui i sogni più piccanti del terzo settore prendono realtà con l’azzeramento a Roma di ogni rappresentanza Rom e un omino felice che distribuisce i soldini per il “superamento dei campi” rendendone conto unicamente al primo cittadino in barba tanto alla trasparenza quanto alla collegialità, senza manco passare per gli uffici dell’assessorato e, soprattutto, rendendo ancora una volta impossibile ricorrere ai finanziamenti europei, per ottenere i quali sarebbe necessaria l’apertura dei Tavoli d’inclusione con tutte le componenti istituzionali.
In alternativa, si può leggere la bozza del piano nomadi della sindaca Raggi, altrettanto in violazione della Strategia, che si profila come un progetto unilaterale poco chiaro sull’aspetto economico e ancor meno su quello pratico, sempre con l’esclusione della società civile Rom e la conseguente rinuncia ai fondi strutturali.
Un passaggio che non è sfuggito a Barbara Spinelli: Il Consiglio dei Ministri Italiano ha emanato il 28 febbraio 2012 la Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti e prevede la nascita di tavoli di inclusione ove la società civile Rom è chiamata a decidere, in concerto con le prefetture e le amministrazioni, le politiche su casa, lavoro, scuola, sanità e uso del denaro pubblico stanziato dall’Unione Europea sulla base della Comunicazione della Commissione Europea. Ciò nonostante, rapporti di fonti giornalistiche e attivisti rilevano che tali tavoli non sono stati attuati dalla città di Roma escludendo dunque Rom, Sinti e Caminanti dal ruolo di rappresentanti istituzionali previsto dalla Comunicazione della Commissione e dalla Strategia. La Commissione è al corrente di questa situazione e ne terrà conto durante le sue prossime valutazioni dei piani di integrazione nazionali?
Insomma, sembra che le Grandi Pupazzate sull’Inclusione Sociale non incantino più nessuno e che le istituzioni inizino a confrontare i progetti con quanto l’Italia si è realmente impegnata a fare per consentire ai Rom di uscire dall’attuale condizione di segregazione razziale ed essere parte della società. Per quanto le multinazionali della carità, i giganti clientelari dell’assistenzialismo e gli stessi grillini in tutta la loro “onestà” si ostinino a richiamarsi alle direttive europee, ci sono parlamentari che le direttive se le vanno a leggere, scoprendo così che dal 2012 a oggi ogni volta che si è parlato d’implementazione della Strategia si stava solo gettando fumo negli occhi ai cittadini. I quali, a onor del vero, continuano a spendere milioni di euro l’anno per la gestione e la manutenzione di campi nomadi che oltre a microcriminalità ed esclusione sociale producono i roghi tossici che i romani sono costretti a respirare, cornuti e mazziati dalle amministrazioni che usano i fondi comunali per alimentare i problemi dei cittadini anziché lavorare per risolverli, pur di non ridurre l’enorme indotto economico che ruota attorno ai campi tra fondi pubblici e finanziamenti privati.
L’aspetto più drammatico e il primo esito di questo inganno è l’aumento del razzismo. Al di là delle esternazioni di Matteo Salvini e dell’atto in sé, che saranno esaminati nelle sedi competenti, sono particolarmente preoccupanti le reazioni all’episodio accaduto a Follonica, dove due dipendenti della Lidl hanno rinchiuso in una gabbia delle donne Rom che stavano rovistando nei cassonetti. È sufficiente una breve navigazione online per accorgersi di come gran parte del popolo italiano si sia schierato con gli autori del sequestro, a dimostrazione di come il connubio tra l’odio razziale e l’assistenzialismo peloso, entrambi fomentati da tutte le forze politiche con rare eccezioni, stia producendo risultati di portata storica sempre maggiore.
La gente non ha gli strumenti per fare i dovuti distinguo, vuoi per mancanza d’informazione vuoi per il declino culturale che sta diventando ormai il tratto dominante di questo paese. Eppure ogni volta che ci siamo seduti a parlare con le persone che s’impegnano nei comitati di quartiere e discusso della necessità d’implementare la Strategia nazionale d’inclusione abbiamo trovato la massima disponibilità da parte di tutti. Fermandosi a riflettere, i cittadini comprendono come il loro disagio e la sofferenza della minoranza siano due facce della stessa medaglia: fin quando vi saranno troppi interessi intorno alla marginalizzazione sociale dei rom, resteranno dove sono, e questo chiunque può capirlo.
Abbiamo potuto riscontrare come i cittadini inferociti impieghino poco tempo a passare dalla protesta alla proposta, se solo si ascoltano le loro giuste istanze; allo stesso modo, i Rom sono i primi a invocare il rispetto della Strategia e a chiedere di uscire dai campi anzitutto lavorando, entrando a far parte del tessuto sociale, potendosi permettere un affitto, un’istruzione e una vita dignitosa. In diverse occasioni abbiamo visto cittadini Rom e romani parlarsi faccia a faccia e capire in fretta che entrambi vogliono solo che questa situazione insostenibile finisca.
Allora emergevano le responsabilità politiche delle istituzioni, e la gente si arrabbiava sì, ma deponeva le armi della guerra tra poveri e imbracciava quelle della critica, del confronto. Proprio quello che nessuno vuole.