Piano Raggi sui rom: istruzioni per l’abuso
Da “Imola oggi”.
Si parte a novembre 2017 e massimo entro il 31 dicembre 2020 i campi La Barbuta e Monachina dovranno essere chiusi, smantellati, con le famiglie avviate a percorsi di autonomia lavorativa e abitativa, ben integrate nel tessuto sociale. E’ on line il bando per l’affidamento delle procedure necessarie alla chiusura dei campi rom. Votato il piano con delibera di giunta lo scorso 31 maggio, esce oggi l’avviso pubblico con la ricetta a Cinque Stelle per superare i “ghetti” monoetnici della Capitale, quelli che l’Europa ha più volte bocciato. O almeno i primi due, quelli che faranno da tester alla strategia messa a punto dall’amministrazione in questo primo anno di governo.
Gli importi del bando di gara
Ma partiamo dai numeri. I fondi a disposizione, 3 milioni e 800 mila euro, sono europei (la sindaca lo ha rivendicato in più occasioni: “Chiudiamo i campi, non con i soldi dei romani” (ma con i soldi di tutti gli italiani, perché i fondi UE sono le nostre tasse, ndr) arrivano dal PON Metro, il Piano Operativo Città di Roma Capitale, un documento che definisce progetti e azioni strategiche da attuare con finanziamento UE. L’appalto è suddiviso in due lotti corrispondenti ai due insediamenti. Il primo per lo smantellamento della Barbuta, villaggio attrezzato in via di Ciampino 63 con 650 persone (100 nuclei familiari), da 1 milione e 570mila euro, il secondo per la chiusura della Monachina, campo in un’area di sosta all’altezza dello svincolo del km 13 di via Aurelia con 115 persone (30 nuclei familiari), da 698mila euro. Il totale è di 2 milioni e 268mila euro (per 36 mesi, a partire da novembre), cifra che servirà al soggetto aggiudicatario per tutto quello che concerne la gestione del progetto: dalla mappatura del capitale sociale all’attività di mediazione tra le famiglie e il mercato del lavoro e abitativo, alle iniziative per l’accompagnamento ai servizi socio-sanitari e scolarizzazione dei minori.
Il contributo alla casa e al lavoro
Restano fuori dall’appalto circa 1 milione e 530mila euro, destinati ai contributi per l’inclusione abitativa e lavorativa che, sulla base di un’istruttoria redatta dal gestore, verrano elargiti direttamente dagli uffici di viale Manzoni rimanendo dunque nelle disponibilità del dipartimento alle Politiche Sociali. Come funzionerà? Gli aggiudicatari comunicheranno al Comune una graduatoria di singoli e/o famiglie in condizioni più fragili per i quali sarà prevista la compartecipazione del Campidoglio alle spese per l’abitazione, fino a una somma mensile massima di 800 euro, per un periodo non superiore a due anni. La stessa cosa varrà per il lavoro, con eventuali spese “una tantum” per l’avvio di piccole realtà imprenditoriali. In questo caso parliamo di massimo 5mila euro.
Il “Patto di Responsabilità Solidale”
Ricordiamo che l’intero impianto assistenziale ruota intorno al cosiddetto “Patto di Responsabilità Solidale”, uno strumento operativo che Roma Capitale intende utilizzare per la definizione degli accordi con i componenti del nucleo familiare. Un patto appunto, con una firma degli interessati che impegna entrambi i fronti, rom e Comune, in azioni finalizzate alla fuoriuscita dai campi-ghetto. Saranno i gestori del piano, aggiudicatari del bando, a verificare di volta in volta il rispetto del contratto.
Un esempio: gli abitanti del campo danno la loro disponibilità a frequentare corsi di formazione e orientamento al lavoro, i gestori penseranno alle consulenze su tutte le scelte inerenti. La famiglia assicura l’iscrizione dei figli a scuola e la frequenza in classe, il gestore darà il suo sostegno nella mediazione con gli insegnanti e nell’accesso alle attività post scolastiche.
E ancora per l’abitazione: da un lato l’impegno dei rom a trovare in autonomia un alloggio alternativo (chi può permetterselo) o ad accettare la soluzione proposta dagli operatori, dall’altro gli operatori forniscono tutte le informazioni sui contratti di locazione/vendita facendo sostanzialmente da mediatore tra le parti e fornendo, si legge nel documento, una “consulenza e supporto per le pratiche amministrative di accesso alla casa”.
Il personale
In tutto questo, scorrendo le tabelle di analisi dei costi, è stimata una spesa per pagare il personale di più della metà della cifra messa a bando: per l’esattezza 992mila euro (sul triennio) per La Barbuta (10 dipendenti) e 453mila per Monachina (5 dipendenti). A capo di un lotto, e quindi di un progetto, ci sarà una sorta di “project manager” al quale è richiesta una laurea specialistica in Scienze Umane, Antropologia, o Economia ed esperienza pregressa, si legge nel capitolato, “nel campo dello sviluppo e dell’inclusione socio economica di gruppi svantaggiati”, e sarà affiancato da 4 operatori sociali e da 4 “facilitatori di impresa esperti di microimprenditoria e impresa”.