Con la presente si invita la S. V. a sgomberare…

Pulizia etnica agostana firmata Virginia Raggi. E’ questa la sostanza dei provvedimenti presi dalla giunta capitolina che sta inviando lettere minatorie alle famiglie rom dei campi della Barbuta e della Monachina per cacciarli entro il 20 agosto. Ma dove dovrebbero andare? Nessuno lo sa

Anna Pizzo
I raid “balneari” delle istituzioni, da sempre cavallo di battaglia e strumento politico dalla vecchia Democrazia Cristiana, vanno forte anche ai giorni nostri. A Roma, oltre a quello nei confronti della Casa internazionale delle donne, se ne sta compiendo uno di ampie proporzioni che riguarda i rom.
Da alcuni giorni stanno arrivando a decine di famiglie rom dei campi della Barbuta e della Monachina brevi lettere di questo tenore: “Con la presente si invita la S. V. a liberare da cose e persone la baracca n. … entro e non oltre il 20 agosto non avendo mostrato interesse alle misure di sostegno finalizzate al superamento del campo (chiusura). In caso di inottemperanza al presente provvedimento, l’Amministrazione capitolina provvederà all’allontanamento coattivo delle persone ivi presenti nonché alla segnalazione all’autorità giudiziaria”.
Le associazioni che da anni seguono i rom della Monachina e lavorano per sostenere famiglie e bambini lasciati perlopiù alla deriva, hanno così risposto in un comunicato di cui riportiamo ampi stralci:” Con l’emergenza Covid ancora in atto e in una situazione economica sempre più disastrosa per le fasce sociali più deboli che non vedono ripartire nessuna delle attività precarie e saltuarie su cui si basava la loro sopravvivenza, il Comune di Roma decide di dare l’avvio agli sgomberi. Nel campo della Monachina per ora le lettere di intimazione, che indicano la scadenza del 20 agosto, son arrivate a quei nuclei che non hanno firmato il Piano Rom ufficiale. Piano che, come le associazioni avevano denunciato, è del tutto inapplicabile in quanto prevede che i rom trovino autonomamente una casa in affitto (ma chi gliela darebbe mai?), pagando almeno caparra e prime rate in attesa del finanziamento per due anni (e dopo?).
Le famiglie della Monachina colpite da questo crudele provvedimento finora hanno vissuto dignitosamente, con lavori precari del tutto onesti, in baracche ben tenute, con figli scolarizzati anche fino alle medie, e lo sgombero avrebbe effetti devastanti.
Se gli sfratti sono giustamente bloccati, come si può agire in modo così crudele e pericoloso contro i rom? Riteniamo che lo sgombero senza aver predisposto alternative accettabili sarebbe passibile di pesanti violazioni sia sul piano sociale sia su quello del diritto nazionale e internazionale al quale non esiteremo a rivolgerci”.
Ma non è tutto. Oltre alla persecuzione generalizzata verso i rom che risiedono nei campi, c’è anche quella capillare nei confronti di singole famiglie che intralciano i piani pattumiera della sindaca.
E’ il caso della famiglia di Sandokan che riferiamo succintamente: “Assegnatario nel 2017 di una casa popolare, lui e la sua famiglia, tra cui una figlia gravemente disabile, vengono ripetutamente fatti oggetto di minacce, furti e persecuzioni da parte dei soliti noti che controllano l’assegnazione del patrimonio Erp e ne dispongono (non senza fruttuosi tornaconti) a lori piacimento. Così Sandokan è costretto a una, due, tre denunce alla polizia con risultati a dir poco irrisori.
Dopo due anni di questa situazione e con livelli di stress ormai al culmine, decidono tristemente di tornarsene da dove erano venuti, al campo della Barbuta.
Non passano che pochi mesi, ed ecco implacabile, la lettera che il 9 luglio scorso intima a Sandokan e alla sua famiglia di “liberare entro 7 giorni da cose e persone l’unità abitativa… in quanto assegnatario dell’alloggio Erp e destinatario del provvedimento di revoca … in attuazione della delibera della giunta capitolina che ha approvato il piano finalizzato al graduale superamento degli insediamenti residenziali … a partire dai campi della Barbuta e Monachina”.
Quando è troppo e troppo. Due giorni fa una intimazione, firmata dallo studio dell’avvocato Arturo Salerni e sollecitata dall’Associazione Cittadinanza e Minoranze, è stata recapitata alla Sindaca, al presidente Ater, al Prefetto, al commissario di Ps, alla tenenza dei Carabinieri nella quale si chiede “di sospendere il procedimento dell’unità abitativa…, almeno sino alla soluzione della vicenda abitativa dello scrivente che contestualmente chiede di essere rimesso in sicurezza nella disponibilità dell’alloggio Erp”.
Dimenticavo: nel frattempo, quello stesso alloggio è stato occupato.

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