Il Rapporto dell’Associazione 21 luglio
A fronte di una stima di circa 10.000 migranti rifugiati in senso ampio presenti in una cinquantina di baraccopoli, è possibile quantificare circa 25.000 persone di etnia rom che vivono in baraccopoli istituzionali e in baraccopoli informali. Una realtà che rappresenta un unicum nel panorama italiano è quella degli insediamenti formali. In Italia se ne contano centinaia presenti in ben 74 Comuni. Al loro interno vivono circa 15.000 persone, delle quali più della metà sono rappresentati da minori, con una percentuale di cittadini con cittadinanza italiana vicina al 45%.
Negli insediamenti informali – solo a Roma se ne contano quasi 300 – vivono invece circa 10.000 cittadini rumeni e, in minima parte, bulgari. Si tratta di lavoratori stagionali, impegnati in un pendolarismo dalle città di origine al nostro Paese.
Negli ultimi anni si è assistito ad una contrazione con l’allontanamento volontario di numerose famiglie verso l’inserimento abitativo autonomo o il trasferimento in altri Paes: la crisi economica e proclami politici stanno spingendo anche comunità di antico insediamento allo spostamento nei Paesi del Nord Europa o al ritorno nei Paesi di origine.
L’associazione 21 luglio denuncia come la Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, dal 2012 ad oggi è stata quasi totalmente inapplicata.
Secondo l’associazione 21 luglio la dichiarazione di intenti espressa nel “Contratto per il Governo del cambiamento” in riferimento alle comunità rom evidenzia un linguaggio e una propensione politica volta ad una gestione emergenziale e securitaria della “questione”, preannunciando, nel linguaggio e nella sostanza, una modalità di intervento assai simile a quella utilizzata nel 2008 dal Governo nazionale quando vennero create le premesse dell`”Emergenza Nomadi”. Nel 2018 non si sono registrate azioni volte ad implementare gli obiettivi fissati dalla Strategia ed i Tavoli regionali istituiti negli anni precedenti in diverse regioni sono risultati “dormienti”.
L’Italia continua a non disporre di un chiaro quadro normativo per quanto riguarda gli sgomberi degli insediamenti formali e informali con la conseguenza che tali operazioni continuano a essere condotte in modo discrezionale dalle autorità locali, spesso in deroga alle tutele procedurali previste dal diritto internazionale.
La costruzione di nuovi “campi” rimane, come nel caso del Comune di Afragola, una modalità utilizzata da alcune Amministrazioni locali per “gestire” la presenza di comunità rom radicate da molto tempo sul proprio territorio. A Cascina, Torino e Gallarate la chiusura di insediamenti istituzionali ha portato all’ospitalità solo temporanea delle famiglie rom allontanate dalle loro abitazioni. Il Comune di Merano e Rimini si sono distinti per aver chiuso gli insediamenti presenti nei loro territori ma ricollocando nuovamente gli abitanti in insediamenti monoetnici. Chiusura di insediamenti abitati da famiglie italiane rom di antico insediamento si sono registrati a Cosenza e, parzialmente, a Reggio Calabria con una presa in carico, non sempre adeguata, da parte dell`Amministrazione Comunale. Nella città di Roma, il fallimento delle azioni inclusive ha portato, nel luglio 2018, allo sgombero forzato delle 250 persone che abitavano nell’insediamento di Camping River.
Tentativi di superamento dei “campi rom” in linea con la Strategia Nazionale si sono registrati nei Comuni di Moncalieri, Sesto Fiorentino, Lamezia Terme e Palermo. “Per questi ultimi Comuni – ha dichiarato il presidente di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla nel corso della presentazione – si tratta di risposte da osservare con attenzione e da sostenere, perché rappresentano una nota di discontinuità nel panorama nazionale”.
L’Associazione 21 luglio ha registrato per tutto il 2018 altre operazioni di sgombero forzato che hanno riguardato insediamenti informali così ripartiti nelle diverse aree geografiche: 90 nel Nord Italia, 80 nel Centro e 25 nel Sud per un totale di 195 sgomberi forzati.
Nel 2018 in Italia si è inoltre registrato un elevato numero di episodi di discriminazione ed incitanti odio nei loro confronti. Cosi come riscontrato dall’Osservatorio 21 luglio l’effetto a “palla di neve” delle politiche non inclusive sono generate dal pregiudizio presente nel sentire comune. Nel 2018 lOsservatorio 21 luglio ha registrato un totale di 125 episodi di discorsi d’odio nei confronti di rom e sinti, di cui 38 (il 30,4% del totale) sono stati classificati di una certa gravità.
Secondo l’associazione 21 Luglio il “decreto Salvini” nella seconda metà del 2019 farà precipitare nell`irregolarità centinaia di famiglie originarie dell’ex Jugoslavia ed oggi in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Secondo Associazione 21 luglio ci troviamo di fronte a un’esclation pericolosa. “Con gli eventi di Torre Maura, a Roma, si è compiuto un pericoloso, ulteriore passaggio. Le reiterate dichiarazioni di esponenti politici hanno di fatto legittimato le azioni di frange di estrema destra a cui è stato consentito per tre giorni di organizzare un presidio permanente – senza autorizzazione prevista dalla Legge – al fine di allontanare, attraverso minacce, le famiglie rom presenti nel centro di raccolta rom di via Salaria”. Potrebbe essere questa la scintilla che, in un’operazione di pericolosa emulazione, rischia di provocare nel nostro Paese focolai di pogdrom anti rom che andrebbero colpire quanti, nelle nostre periferie, sono riconosciuti come rom, come indigenti, come poveri urbani”.
“L’allontanamento volontario di famiglie rom dall’Italia è già un fatto registrato nelle principali città nel 2018 – conclude l’associazione 21 luglio – e potrebbe intensificarsi in tempi molto brevi’.
“Il superamento dei campi rom – ha concluso Carlo Stasolla – rappresenta pertanto la sfida più grande che ci attende nei prossimi anni”.
Chi sono i rom
Ricordando come quando utilizziamo la parola “rom” ci si trova a che fare con un insieme di persone differenziate da elementi molto diversi tra loro per storia, provenienza, condizioni sociali, tradizioni, lingua, religione, secondo il “censimento” dell’associazione 21 luglio sono 22 le principali comunità ascrivibili all’universo romanì presenti in Italia:
i rom italiani di antica immigrazione suddivisi in 5 gruppi (rom abruzzesi, rom celentani, rom basalisk, rom pugliesi, rom calabresi);
i sinti, all’interno dei quali ci sono 9 gruppi (sinti piemontesi, sinti lombardi, sinti mucini, sinti emiliani, sinti veneti, sinti marchigiani, sinti gàckane, sinti estrekhària, sinti kranària);
i rom balcanici di recente immigrazione comprensivi di almeno 5 gruppi (rom harvati, rom kalderasha, rom xoraxanè, rom sikhanè, rom arlija/siptaira);
i rom bulgari;
i rom rumeni;
i caminanti, originari di Noto.
Inoltre, è bene ricordare come gli unici numeri relativi al numero delle persone ascrivibili alle comunità rom, consistono in stime estremamente approssimative.