L’AIZO non dimentica
Le parole dell’AIZO per ricordare:
In questi giorni come ogni anno si riprendono le riflessioni sullo sterminio degli ebrei e delle minoranze assassinate nelle camere a gas nei lager nazisti e il 27 gennaio si celebra il Giorno della memoria.
Vogliamo ricordare anche i rom e i sinti arrestati e poi uccisi: la “piaga zingara”, “criminali asociali”, come sono stati definiti dal dottor Ritter antropologo e neurologo della Gestapo.
Il primo campo di raccolta per i rom e i sinti è stato quello di Colonia aperto nel 1935 due anni dopo l’ascesa al potere di Hitler. In occasione delle Olimpiadi del 1936 a Berlino si “ripulisce” la città dalla loro presenza e si apre il campo di Berlino – Marzahn in cui vengono rinchiusi 600 di loro.
In contemporanea iniziano le prime deportazioni a Dacau a cui seguirono altri arresti e il loro confinamento dapprima in campi sosta; Himmler, poi responsabile della questione zingara, emanerà un decreto in cui viene regolata la concessione dei documenti e imporrà la scelta obbligatoria tra sterilizzazione o internamento nei campi.
Ma fu Eichmann, capo della sezione ebraica, che chiese che la questione zingara venisse risolta insieme a quella ebraica, ed iniziarono così le deportazioni sistematiche nei lager nel maggio 1940.
Solo nel gennaio 1942 verrà decretata la soluzione finale del popolo rom e sinto.
Iniziarono così in Europa gli arresti, ovunque i nazisti erano presenti.
Ad Auschwitz, uno dei più grandi lager in cui i rom e sinti furono internati verso la fine di febbraio 1943, è stato chiuso il 2 agosto 1944 con l’assassinio finale nelle camere a gas di tutti coloro che erano ancora sopravvissuti. Il dottor Mengele compì atroci esperimenti criminali sui prigionieri. I suoi studi genetici erano rivolti principalmente ai gemelli e alle donne incinte.
Nella notte del 2 e 3 agosto 1944 i nazisti sterminarono tutti i 3.000 presenti nel blocco “Zigeuneurlager”; Liliana Millu, ebrea e giornalista, salvatasi miracolosamente viveva in uno dei blocchi poco lontani dal loro: “durante la notte sentii urla provenienti dal campo degli zingari, ma ero talmente stanca che non vi feci caso, al mattino passando davanti al Blocco II e non vidi più nessuno, sul terreno era rimasto qualche foulard e qualche vestito, era sceso il silenzio…”
Ricordare per non dimenticare mai è importante, ma questo popolo oggi vive accanto a noi, emarginato e mal tollerato dagli stereotipi che lo condannano continuamente, anche quando molti rom e sinti lavorano onestamente.
Una ricerca nazionale dell’A.I.Z.O stima la loro presenza in Italia in circa 180.000/220.000 persone, di cui la maggior parte vive ancora nelle favelas.
“L’Unione Europea – spiega Carla Osella presidente di A.I.Z.O. Onlus – “ha chiesto a tutti i governi di chiudere i campi entro il 2020 e operare per un inserimento dignitoso di questa popolazione
attraverso una strategia nazionale identificando quattro ambiti operativi: occupazione, scolarizzazione, sanità e abitazione”.
Il problema dei rom e dei sinti è una questione politica e deve essere risolta dal governo; questo è quanto chiedono rom e sinti: “non possiamo più aspettare, i nostri figli hanno bisogno di certezze e di un futuro sereno e sicuro” spiega Jonko Jovanovic vice presidente di A.I.Z.O. e decano dei rom che vive in Italia da oltre 40 anni.
Ci auguriamo che il Giorno della Memoria veicoli anche una rinata attenzione, considerazione e volontà di approfondimento delle condizioni di vita attuali da parte di cittadini, degli amministratori al Governo che conducano a ragionare, realizzando strategie facilitanti e promoventi l’inclusione sociale.