Le mani sull’UNAR

La scorsa settimana la trasmissione Le Iene ha mostrato in televisione come una delle associazioni per i diritti GLB che aveva vinto un bando dell’Unar, pareva svolgere dietro le quinte anche una attività di sesso a pagamento. Il giorno dopo la trasmissione, il direttore dell’Unar è stato “dimesso” e ora, per l’ennesima volta, l’Ufficio anti discriminazioni presso la presidenza del consiglio, divenuto obbligatorio anche nel nostro paese grazie a una direttiva europea, è il bersaglio preferito di razzisti, sessisti e di chi, più banalmente, lo vorrebbe chiudere o impossessarsene. Morale (provvisoria): ventisei mesi fa Mafia capitale derubò rom, sinti e caminanti di quello che gli spettava in termini di servizi, finanziamenti e aiuti. E gli effetti devastanti di quelle rapine stanno costando carissimi alle comunità. Ora sta per compiersi un’altra rapina le cui conseguenze potrebbero essere non meno devastanti.

Così un numeroso gruppo di associazioni di rom, sinti e caminanti, ha sottoscritto un appello che qui di seguito riportiamo integralmente:

<Uno “scoop” delle Iene ha portato alle dimissioni del direttore dell’UNAR, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali che dipende dalla presidenza del consiglio. Immediatamente è partita una campagna strumentale e molto pericolosa che rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca: con la scusa di denunciare il presunto illecito di un’associazione vincitrice di un bando UNAR si vuole chiudere l’unico ente che ha la funzione e le risorse per contrastare le molte, troppe discriminazioni cui sono vittime in questo Paese le minoranze, a cominciare da quelle di origine etnica.L’associazione che ha partecipato al bando è composta da 70 circoli ciascuno dei quali svolge una propria autonoma attività che può piacere o non piacere, ma che non ha nulla a che vedere con il progetto vincitore del bando ed è quindi strumentale mettere in relazione le due cose. Se il partito X  finanzia con soldi pubblici le proprie strutture e il circolo di Peretola commette illeciti, si colpiscono gli illeciti accertati di Peretola ma non sarebbe ammissibile che si pretendesse lo scioglimento di quel partito. L’esempio non è casuale perché se questa fosse la logica ora non avremmo più partiti in Italia, neppure quelli che ora chiedono a gran voce  la chiusura dell’UNAR.

Costoro che chiedono la chiusura dell’UNAR – pur sapendo benissimo che non è possibile in quanto frutto di una direttiva europea – sono tutti uniti a costruire le proprie fortune sull’istigazione alla paura e all’odio per tutto ciò che è considerato diverso ed estraneo, e comunque utile a essere indicato causa del disagio sociale, dagli immigrati ai rom agli omosessuali. E sanno bene che la Commissione europea assegna all’UNAR risorse che devono essere destinate a contrastare la discriminazione e a  sostenere azioni concrete di inclusione sociale. Se queste azioni andassero a buon fine costoro avrebbero meno occasioni di raccogliere il voto della paura.

Tanto per fare un esempio che ci riguarda, Rom e Sinti aspettano da cinque anni l’applicazione delle politiche di inclusione previste dalla Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom Sinti e Caminanti. Questo documento di circa 100 pagine è stato approvato dal Parlamento europeo e dal governo italiano nel 2012 e finora è rimasto sostanzialmente inapplicato, nonostante la Commissione europea metta a disposizione consistenti risorse economiche. L’UNAR, responsabile della sua l’applicazione, adesso che finalmente ha deciso di occuparsene, viene bloccato. Se il bando in questione viene annullato, le risorse  dedicate (circa un milione di euro) per l’ennesima  volta saranno restituite alla Commissione europea perché il governo italiano non è stato in grado di spenderle nei tempi stabiliti.

Se l’attività dell’UNAR viene sospesa in attesa di far calare la polvere sull’incidente avvenuto, di nominare un altro direttore, di fare le elezioni, la stessa cosa succederà con altri fondi, parte dei quali dedicati all’inclusione dei Rom e Sinti, e nessun problema verrà mai risolto. Così, per gli amanti delle ruspe e della speculazione politica sulle disgrazie altrui, ci saranno sempre i campi rom,  le lotte tra i poveri, il disagio delle periferie.

È bene riflettere sul fatto che proprio in questo periodo la Commissione europea sta valutando lo stato attuale di applicazione delle Strategie nazionali in tutti i Paesi europei. E poi bisogna anche sapere che da tempo sull’Italia pende il rischio di un’infrazione da parte della Commissione europea per la segregazione di Rom e Sinti con conseguenze che non ricadranno soltanto su Rom e Sinti perché a pagare saranno tutti i cittadini italiani..

Per questo ci appelliamo al governo perché le attività dell’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali non si fermino, ma piuttosto siano finalmente più efficaci per il bene di tutti.

Dijana Pavlovic, Consulta Rom e Sinti di Milano Santino Spinelli, associazione FederArteRom Nazzareno Guarnieri,  Fondazione Romanì Italia Paolo Cagna Nichi, associazione Upre Roma Davide Casadio, Federazione Rom e Sinti Insieme Gennaro Spinelli, associazione FutuRom Saska Jovanovic, associazione Romni Onlus Concetta Sarachella, Rowni-Roma Women Network Italy Giorgio Bezzecchi, Cooperativa Romanodrom e Museo del viaggio “Fabrizio De Andre” Vladimiro Torre, associazione Them Romanò Ernesto Grandini, associazione Sinti Italiani di Prato Samir Alija e Miguel Lebbiati Fiorello, associazione New Romalen Elvis Ferrari, Associazione Sinti Italiani di Piacenza  Carlo Berini, Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni Davide Gabrieli, Associazione Sucar Drom Claudio Gennari, Associazione Sinti Italiani di Vicenza Yuri Del Bar, Istituto di Cultura Sinta Diego Grisetti, Associazione Sinti Italiani di Reggio Emilia Bernardino Torsi, Cooperativa Labatarpe , Cen Rinaldi, Associazione Sinti Italiani di Verona Jose Bianchi, Associazione Sinti Italiani di Busto Arsizio Tomas Fulli, Associazione Sinti Italiani di Bologna Luca Bravi, Radio Cora

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