Schiavi di riserva, martedì al Macro di Roma
L’URLO dalla Libia, via Riace e Palermo, approda al Macro Asilo (via Nizza 138, Roma).
In occasione della presentazione del documentario Schiavi di Riserva
Nel corso dell’evento, presentazione della puntata 0.2 di “Exodus” e telefonate in diretta con i migranti-schiavi in Libia. Martedì 27 novembre dalle 10 alle 20
L’install/azione (h 10-20)
Stalker / Noantri Cittadini Planetari di ritorno dall’azione artistica “L’Urlo di Palermo” realizzata con Exodus, fuga dalla Libia, ripropone per un giorno l’install/Azione palermitana martedì 27 novembre dalle 15 a seguire presso il Macro Asilo. L’evento si terrà in occasione della prima a Roma del documentario “Schiavi di riserva” (35’, 2018) del regista Michelangelo Severgnini autore, insieme a Piero Messina, anche del programma radiofonico online “Exodus – fuga dalla Libia”.
il documentario (h15)
Il documentario “Schiavi di riserva” è stato il primo passo di questo work in progress sulla Libia, ospitando 3 interviste anonime a ragazzi africani da poco sbarcati a Pozzallo nell’estate 2017. Il loro racconto preciso e senza timore solleva il velo su come la schiavitù in Libia sia diventata sistema di produzione e non solo episodio. Al di là delle famigerate carceri, dove i migranti sono sottoposti a tortura a scopo di estorsione, è fuori, nei ghetti, nelle campagne dove la schiavitù, sotto forma di lavoro forzato non retribuito, concretamente si manifesta.
“Schiavi di riserva” è stato premiato lo scorso maggio a Istanbul al Festival Internazionale del Film dei Lavoratori e successivamente proiettato a Berlino e San Franscisco oltre che in Italia.
Durante il dibattito che seguirà la proiezione, alla presenza del regista, sarà possibile ascoltare estratti della trasmissione “Exodus – fuga dalla Libia”.
il concerto (h17)
L’evento proseguirà con un piccolo concerto di Mübin Dünen al canto e al santur e Michelangelo Severgnini alla chitarra con un repertorio di musica popolare curda sotto il Tappeto Volante di Stalker/Ararat.
l’appello per l’evacuazione dei migranti in Libia (h18)
Exodus, fuga dalla Libia e Noantri Cittadini Planetari lanciano un appello alla società civile e tutte le realtà che si occupano della difesa dei diritti e che svolgono attività di sostegno e solidarietà ai migranti a incontrarsi al Macro Asilo alle ore 18 per costruire insieme una campagna in favore delle migliaia di migranti bloccati in Libia in stato di schiavitù che chiedono a gran voce di essere liberati e riportati a casa.
L’Urlo di Palermo
Il 12 novembre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha raccolto l’appello disperato dei migranti-schiavi in Libia, che chiedono l’immediata evacuazione dal Paese, partecipando all’inaugurazione dell’azione artistica L’Urlo di Palermo. Sono le voci dei migranti-schiavi in Libia, non solo quelli rinchiusi nelle carceri, oggetto di torture a scopo d’estorsione, ma anche la stragrande maggioranza dei migranti che, seppure fuori dalle carceri, vivono ormai in stato di semi clandestinità o schiavitù, venendo sottoposti con violenza a lavoro forzato e non retribuito. Grazie al sindaco Leoluca Orlando, presso Santa Maria dello Spasimo a palermo, la voce dei migranti in Libia irrompe sulla scena politica italiana rendendoli finalmente soggetto politico e non più solo oggetto di politiche sulla loro pelle. L’install/Azione L’Urlo di Palermo di Stalker / Noantri Cittadini Planetari e Exodus, fuga dalla Libia è costituita da 9 scale di salvataggio arancioni realizzate da Stalker/On nel 2004 con l’equipaggio della Spirit II sequestrato a bordo nel porto di Napoli. Le scale nei giorni passati sono state restaurate con gli abitanti, locali e migranti, di Riace. L’Urlo di Palermo è stato presentato al Complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo.
Exodus – fuga dalla Libia
LIBIA: EXODUS, LA VOCE DEI MIGRANTI SCHIAVI IN LIBIA NEL REPORTAGE AUDIO DI SEVERGNINI E MESSINA
Cosa succede oggi ai migranti bloccati nella Libia divisa in fazioni e a un passo dall’ennesima guerra civile? Lo racconta con Exodus (https://vimeo.com/291242947) il regista Michelangelo Severgnini , che con la collaborazione di Piero Messina, ha realizzato un audio documentario che raccoglie decine e decine di testimonianze dirette, uomini e donne rinchiusi nei ghetti e costretti alla schiavitù. “L’ultima crudeltà che ci hanno raccontato –spiega Severgnini – è l’utilizzo dei migranti come scudi umani nei combattimenti in corso. Le testimonianze che abbiamo raccolto sono confermate anche dalle notizie che arrivano dalla Libia, con i resoconti di lavoratori stranieri uccisi negli scontri: un eufemismo per lenire una terribile verità”.
“Una volta giunti in Libia – spiega sempre Severgnini – i migranti provenienti dal profondo cuore dell’Africa si trovano intrappolati. Diventano sostanzialmente schiavi nelle mani sia delle fazioni che controllano i ghetti, sia delle reti di trafficanti che gestiscono la rotta per attraversare il Canale di Sicilia e giungere in Europa. Di fronte a questa situazione, ci sono migliaia e migliaia di persone che chiedono di essere evacuate ma la comunità internazionale è sorda a questo appello”.
“Noi sappiamo – continua il regista – che la gente viene venduta, torturata, rapita. A chi lavora vengono estorti i pochi soldi guadagnati oppure sono minacciati con le armi pur di non pagarli. Dalle voci dei migranti emergerebbe anche complicità di personale delle istituzioni locali che collabora con gli organismi internazionali. Dei criminali autorizzati a gestire quei ghetti come se fossero serbatoi per schiavi da utilizzare nei lavori pesanti o, come raccontano le ultime testimonianze, come scudi umani nel conflitto tra fazioni. L’elenco dei drammi che stanno vivendo quelle persone è infinito: abbiamo ascoltato la voce di una ragazza restata incinta dopo uno stupro che piange per tornare a casa. Noi conosciamo i nomi e i volti di questi ragazzi che sono vittime della brutalità delle gang criminali libiche come del silenzio dell’Europa contro il sacrosanto principio dell’evacuazione e della possibilità, per queste persone, di tornare nei loro paesi d’origine, per non essere più ostaggi in bilico tra la schiavitù in Libia e il rischio di affrontare una traversata mortale verso l’Europa”.
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