Spinelli commendatore

«È un primo riconoscimento da parte di un’istituzione così importante. Non solo a me e alla mia attività di artista e di intellettuale ma anche al mio popolo, che ancora soffre di una ingiusta discriminazione razziale su base etnica. Spero che sia il primo passo per un pieno riconoscimento dei Rom come minoranza etnico-linguistica e per una piena inclusione sociale e culturale a vantaggio di tutti». Così Santino Spinelli, primo Rom a diventare Commendatore ottenendo l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Musicista con il nome di arte di Alexian, compositore e poeta, Santino Spinelli è italiano, ha due lauree ed è stato docente alle Università di Trieste, di Chieti e di Teramo, oltre che al Politecnico di Torino. Da sempre attivo nella difesa della comunità Romanì contro razzismo e discriminazione, allo stesso tempo ha però spesso denunciato quelli che ha definito «Ziganidioti» e «Ziganopoli». Gli uni, «coloro che mistificano la realtà romanì in malafede, con teorie strampalate, per ottenere vantaggi personali». L’altra, «lo sfruttamento economico che gravita attorno al mondo romanò da parte di operatori, sedicenti esperti o ziganidioti, giornalisti, scrittori, documentaristi, ditte e associazioni che si occupano delle comunità romanès e che si sono arrogate il diritto di rappresentarle con il pretesto di aiutarle».Il suo è stato un impegno costante per spezzare il circolo perverso di paradossale solidarietà che alla fine lega assieme chi denuncia l’assistenzialismo per predicare il razzismo, e chi denuncia il razzismo per predicare un assistenzialismo in cui alla fine gli “assistiti” sono quelli a cui vanno sempre le briciole.

«I Rom e Sinti in Italia sono circa 180.000», ci ricorda. Tra di loro «almeno 100.000 di antico insediamento, arrivati nel XV secolo, e con cittadinanza italiana». «I Sinti sono soprattutto nel centro nord e i Rom nel centro sud». Anche in questa occasione Spinelli tiene a ripetere che «il razzismo, in un sistema democratico e civile, è un crimine, e dovrebbe essere perseguitato a termine di legge. Una società avanzata ha il dovere di superare ogni forma di razzismo, di discriminazione e di segregazione razziale». I Nomadi devono “nomadare”? «I campi nomadi mortificano la società civile italiana poiché sono solo espressione di apartheid. La popolazione romanì non è nomade per cultura e la mobilità è sempre stata coatta, figlia di persecuzioni nel corso dei tempi. I Rom e Sinti, non sono una categoria speciale di persone ma esseri umani che se messi nelle giuste condizioni potrebbero arrecare i giusti vantaggi alla società».

Ci sono i partiti populisti che fanno leva sulla paura e sulla disinformazione per raccattare voti e consensi usando i Rom e Sinti come capri espiatori ideali. Questo non è degno di una società civile ed è ingiusto che tutti i Rom e Sinti, anche quelli onesti e integrati, paghino per le colpe di singoli individui. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio».

D’altra parte, secondo Spinelli non c’è dubbio che l’assistenzialismo ha portato allo «sperpero di milioni e milioni di euro creando arricchimenti personali sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi», creando per di più problemi con la maggioranza della popolazione. Insomma, «i campi nomadi sono un crimine contro l’umanità. Con la minima parte dell’immenso flusso di denaro pubblico e comunitario sperperato attraverso progetti fasulli per i Rom e Sinti negli ultimi 30 anni si sarebbero certamente potuto creare le premesse per una seria e vantaggiosa inclusione eliminando tantissimi problemi».

Come Spinelli ha ricordato nei suoi libri, il 27 aprile 1941 – forse imbestialito per la perdita dell’Africa Orientale Italiana e per il fatto che i tedeschi hanno accettato la capitolazione greca senza consultarci – Mussolini si consolò diramando un ordine di «Internamento degli Zingari Italiani». E a Paglieta, in provincia di Chieti, i 50 membri della famiglia Spinelli furono portati via su due camionette, chiusi a trascorrere alcune notti all’addiaccio in un campo recintato dal filo spinato presso la stazione di Torino di Sangro, messi poi su un treno per bestiame fino a Bari, e di lì confinati in un casolare sperduto nell’entroterra. Fino all’arrivo degli Alleati. A quel punto, gli Spinelli si rimisero in cammino verso casa. Il piccolo Gennaro, che aveva sei anni, camminò attaccato alla gonna della madre Rosina, che portava in braccio un altro figlio più piccolo. A piedi, passando per campagne e strade secondarie, attraversarono Puglie, Molise e Abruzzi, fino a tornare a Paglieta.

Santino è appunto il figlio di Gennaro. Nato nel 1964, segnalatosi già da giovane come virtuoso della fisarmonica , poi anche leader dell’ensemble folk Alexian Group, tuttora fa concerti in tutto il mondo con i suoi tre figli . Ha trovato però anche il tempo per diplomarsi con il massimo dei voti all’Istituto di Stato per il Commercio, e poi anche a prendere a Bologna due lauree: una nel 1998 il Lingue e Letterature Straniere; l’altra nel 2006 in Musicologia. E nel 2002 ottenne a Trieste una cattedra in Lingua e Cultura Romanì: il primo rom in Europa ad arrivare a una posizione del genere.

Fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò, nel 2001 fu l’unico italiano a essere eletto al parlamento della Unione Internazionale Romanì (Iru): ong per la difesa dei diritti dei popoli romanì, con sede a Praga e status consultivo presso l’Onu. E nel 2003 ne è stato vicepresidente. Presidente di FederArteRom, si legge la sua firma sotto Auschwitz: poesia sul monumento alle spalle del Bundestag a Berlino dedicato alla memoria del genocidio di Sinti e Rom durante il nazismo, inaugurato il 24 ottobre 2012 alla presenza del capo di Stato tedesco e di Angela Merkel. In occasione dell’ultima Giornata della Memoria la mattina a Firenze e la sera a Prato assieme ai suoi figli, a Enrico Fink e alla Orchestra Multietnica di Arezzo ha tenuto la jam session di musica Rom e Ebraica Romanò Simcha .

Etnologo, musicologo, musicista, compositore, poeta, saggista e attivista, Spinelli è stato autore in particolare di un appassionato testo a metà tra l’autobiografia, l’enciclopedia e il pamphlet: Rom, genti libere Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto. E aveva già ottenuto la Cittadinanza Onoraria del Comune di Laterza (Taranto) e la carica di Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Romanì nel Mondo conferitagli dall’International Romani Union.
«Dedico questo prestigiosissimo riconoscimento a tutto il mio popolo , soprattutto ai giovani rom e sinti».

«L’inclusione passa inevitabilmente attraverso la valorizzazione culturale», ci spiega. «Conoscere la lingua, l’arte, la cultura, le tradizioni, la gastronomia, la letteratura e tanto altro favorirebbe un processo interculturale e un mutuo scambio con un impulso positivo verso l’inclusione e l’interazione. La mia attività di artista e di intellettuale va in questa direzione». E aggiunge: «But baxt ta Sastipé!». Augurio in lingua romanì: «Che voi possiate essere sani e fortunati»

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