Un crimine disumano

La sindaca di Roma è andata sul luogo dove, alle tre del mattino di oggi, 10 maggio, un camper è stato incendiato e tre delle tredici persone che stavano dormendo all’interno sono morte. Si tratta di due bambine di 4 e 8 anni e di una ragazza di 20. Tutte della stessa famiglia rom che viveva da tempo nel parcheggio di un centro commerciale a Centocelle. Si è trattato di un incendio doloso e l’accusa nei confronti di ignoti è di omicidio volontario oltre che di procurato incendio. A chi le faceva notare che questa strage è solo l’ultima di una lunga serie di minacce, intimidazioni, attentati subiti dai rom, e che occorre dare una svolta radicale alle cosiddette “politiche” concentrazioniste del comune di Roma, la sindaca ha risposto che ci stanno lavorando.

Noi sappiamo che ci sono documenti e analisi e progetti e studi e proposte per la chiusura dei campi e la sistemazione dei rom nel tessuto civile della città. Testi prodotti dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma peraltro obbligati, sebbene con estremo ritardo, dalla Strategia Nazionale su rom, sinti e caminanti che lo ha imposto oltre cinque anni fa. Risultato: negli ultimi mesi le forme più o meno violente di intolleranza, il disprezzo da parte di pezzi di cittadinanza e l’ignavia delle istituzioni sono aumentate. Così come si sono moltiplicati gli sgomberi. E perfino la sottrazione dei figli alle famiglie rom è diventata una prassi quotidiana.

Quello che si è consumato alle tre del mattino di oggi è un delitto di stato, un crimine contro l’umanità.

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